Infortunio al tendine di Achille: l’importanza dello stretching

Negli allenamenti in palestra o legati a qualunque attività sportiva, spesso si sottovaluta lo stretching, credendo sia inutile o una perdita di tempo.

Spesso bambini ragazzi sono rovinati fisicamente da allenatori incoscienti e di vecchia scuola che, a causa di programmi obsoleti e mancate conoscenze, portano a infortuni anche molto gravi.

 

Qui entra in gioco lo stretching!

Lo stretching nasce in Usa negli anni ‘70, sostanzialmente come insieme di esercizi cinesiterapici di rieducazione motoria, utili nei periodi di recupero funzionale.

Oggi non esiste programma di allenamento sportivo, delle varie specialità, che non contempli esercizi di stretching, assumendo un’importanza fondamentale.

Il termine stretching, dall’inglese “to stretch” che significa allungamento, stiramento, ha come obiettivo primario e fondamentale l’aumento dell’estensibilità e flessibilità o mobilità articolare.

 

L’azione diretta e indiretta dello stretching

Lo stretching agisce sia direttamente sia indirettamente sull’elasticità e contrattilità muscolare:

  • Aumenta l’elasticità dei muscoli e dei tendini.
  • Previene i traumi articolari e gli strappi muscolari.
  • Migliora la capacità di movimento.
  • Fa bene alle articolazioni, al sistema cardiocircolatorio e respiratorio, al sistema nervoso.
  • Riduce la tensione muscolare.
  • Facilita il coordinamento dei movimenti.
  • Dona consapevolezza del proprio corpo, delle sue potenzialità e dei suoi limiti.

 

Lo stretching statico e dinamico

Lo stretching statico consiste nell’allungare un muscolo (oppure un gruppo muscolare) per poi mantenere lo stiramento massimo; non c’è alcun movimento e si deve arrivare alla posizione il più lentamente possibile.

Nello stretching dinamico, invece, il movimento è controllato, senza salti, slanci o scatti.

Di fatto, consiste in oscillamenti controllati di braccia e gambe effettuati in modo da portare dolcemente il soggetto all’essere “riscaldato” per effettuare un’ottima prestazione.

 

Un esempio classico di infortunio

Un classico esempio di infortunio per mancato o insufficiente stretching è l’infiammazione al tendine di Achille, con indolenzimento e crampi al polpaccio.

Polpaccio è un termine con il quale, comunemente, si fa riferimento alla massa muscolare situata nella parte inferiore della regione posteriore della gamba.

E’ costituito da tre muscoli: i due gemelli (gemello mediale e gemello laterale, che insieme costituiscono il muscolo gastrocnemio) e il soleo, muscolo che scorre sotto ai gemelli uscendone soltanto nella parte bassa della gamba.

Insieme, i tre muscoli costituiscono quindi il cosiddetto tricipite surale o tricipite della sura.

Sia i gemelli che il soleo si inseriscono sul tendine di Achille.

Il polpaccio può essere sede di vari problemi di carattere patologico:

  • Crampi e stiramenti dei muscoli che lo costituiscono.
  • Dislocazioni verso l’alto a causa di lesioni a carico del tendine di Achille.
  • Rotture di fasci di fibre muscolari associate a ematomi sottofasciali e flebotrombosi secondarie, nonché interessamento distale delle patologie a carico del nervo sciatico.

 

I muscoli del polpaccio: gastrocnemio e soleo

Costituito da due ventri muscolari, è innervato dal nervo tibiale, il gastrocnemio è considerato un muscolo di “potenza” (ha un’alta percentuale di fibre bianche).

Il gastrocnemio è un muscolo biarticolare; è soprattutto un flessore della caviglia, estende il piede e lo ruota internamente, ma lo è anche del ginocchio.

È attraverso l’azione del gastrocnemio che il tallone si eleva quando si cammina; può esprimere il massimo della sua potenza quando il ginocchio è in estensione, mentre quando è in flessione la sua efficacia è molto limitata.

L’estensione del piede dipende soprattutto dal muscolo soleo, un muscolo monoarticolare, largo e appiattito situato al di sotto del gastrocnemio.

Il soleo trae origine dalla parte superiore della testa, della faccia dorsale e del margine laterale del perone dalla linea obliqua e dal terzo medio del margine mediale della tibia.

Il tendine del soleo si unisce a quello del gastrocnemio e va a formare il tendine di Achille

La principale azione del soleo è quella di flettere plantarmente il piede, lo ruota internamente e partecipa anche al movimento di flessione del ginocchio; la sua massima potenza viene espressa quando, partendo dalla posizione di caviglia flessa e ginocchio esteso, si contrae per effettuare l’estensione del piede.

Una funzione semisconosciuta del muscolo soleo è quella, quando ci si trova in posizione eretta, di contribuire a pompare il sangue venoso dagli arti inferiori al cuore (il soleo è da alcuni definito come un “cuore periferico”).

È un muscolo di “resistenza” (ha un’alta percentuale di fibra rossa).

 

Ma quindi, come preveniamo questi infortuni?

Il soleo è fondamentale in uno sport di corsa e salti e, se non è né allenato adeguatamente né riscaldato e “coccolato” con dello stretching, l’infortunio, prima o poi, avverrà!

Sia che siate allenatori/personal trainer o giocatori/semplici frequentatori di una palestra o centro fitness, non sottovalutate lo stretching solo perché può sembrare noioso o peggio ancora inutile.

Quindi, informatevi, conoscete, confrontatevi, non sentitevi “arrivati” fisicamente perché siete sempre allenati o perché avete sempre fatto così, studiate e siate consapevoli di ciò che dite e fate!

Buon allenamento e buono stretching!

Fabrizio Poletti

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